Se c'è una location castellana densa di fascino un tantino horror,
quella è Trezzo d'Adda. Come a Pandino e a Cassano ( pochi chilometri
più a valle ), anche qui c'entra quel bel tipo di Bernabò. Ohibò. Visconti,
naturalmente. Si va dalle stalle ( cioè dalle cantine, enormi ) alle stelle
(in cima al mastio ), con un percorso in verticale che ha molto della risalita
dantesca. Originalissima situazione: quando ti trovi negli immensi
sotterranei ( dove pare che il Bernabò avvelenatore sia stato a propria
volta servito di faglioli... additivati ) ti par quasi che il muschio avvinghiato
alle massicce pareti, pressochè ridiventate roccia, ti risalga addosso dalle
piante dei piedi, brrrrrrrrr! Per non parlare del pozzo, dove la tradizione
vuole che finissero "nascoste" ( precipitate ) le sventurate amiche occasionali
del buon Bernabò-Ohibò-Visconti.
Risali con crescente sollievo il mastio ( eccellente il restauro e la
configurazione, con scale comode ed essenziali in ferro grezzo, peccato
solo - forse - per quell'invasiva tettoia al culmine della torre ): e ti ritrovi
a riveder le stelle, pardon, il sole dolcemente estenuato d'inizio autunno.
Bellissimo l'Adda da quassù, intuisci Imbersago là verso Nord-Ovest,
ti volti e sai che laggiù invece c'è la possente confluenza di Adda e Muzza,
quasi sotto alla possente ( aridaje!) rocca di Cassano. Dove invece dei
fagioli non conformi, chefs mono o pluristellati ti sottopongono il
meglio dell'enogastronomia lombarda.
Il sole cala velocemente: peccato, perchè da qui, dal castello di Trezzo
( sito di remota origine preistorica, e poi romano e gloriosamente
longobardo ), si possono godere passeggiate ( a piedi, in bici ),
minicrociere fluviali, tutte degne di un duca, immersi nella
pace aerea e gustosa del fiume Adda, maestoso tra le sue alte rive.

L'ansa dell'Adda vista dal Mastio di Trezzo
