mercoledì 26 ottobre 2016

Usque ad sidera, usque ad inferos: Il Castello sottosopra


 Se c'è una location castellana densa di fascino un tantino horror,

quella è Trezzo d'Adda. Come a Pandino e a Cassano ( pochi chilometri 

più a valle ), anche qui c'entra quel bel tipo di Bernabò. Ohibò. Visconti,

naturalmente. Si va dalle stalle ( cioè dalle cantine, enormi ) alle stelle

(in cima al mastio ), con un percorso in verticale che ha molto della risalita

dantesca. Originalissima situazione: quando ti trovi negli immensi 

sotterranei ( dove pare che il Bernabò avvelenatore sia stato a propria 

volta servito di faglioli... additivati )  ti par quasi che il muschio avvinghiato

alle massicce pareti, pressochè ridiventate roccia, ti risalga addosso dalle

piante dei piedi, brrrrrrrrr! Per non parlare del pozzo, dove la tradizione

vuole che finissero "nascoste" ( precipitate ) le sventurate amiche occasionali

del buon  Bernabò-Ohibò-Visconti.

Risali con crescente sollievo il mastio ( eccellente il restauro e la 

configurazione, con scale comode ed essenziali in ferro grezzo, peccato

solo - forse - per  quell'invasiva tettoia al culmine della torre ): e ti ritrovi

a riveder le stelle, pardon, il sole dolcemente estenuato d'inizio autunno.

Bellissimo l'Adda da quassù, intuisci Imbersago là verso Nord-Ovest,

ti volti e sai che  laggiù invece c'è la possente confluenza di Adda e Muzza,

quasi sotto alla possente ( aridaje!) rocca di Cassano. Dove invece dei 

fagioli non conformi, chefs mono o pluristellati ti sottopongono il 

meglio dell'enogastronomia lombarda.

Il sole cala velocemente: peccato, perchè da qui, dal castello di Trezzo

( sito di remota origine preistorica, e poi romano e gloriosamente 

longobardo ), si possono godere passeggiate ( a piedi, in bici ), 

minicrociere fluviali, tutte degne di un duca, immersi nella

 pace aerea e gustosa del fiume Adda, maestoso tra le sue alte rive.

 
L'ansa dell'Adda vista dal Mastio di Trezzo

 

 

 

 

 

 

domenica 2 ottobre 2016

1/10/2016 STORICO RICONOSCIMENTO AL CASTELLO DI PADERNELLO: L'ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI CONSEGNA ALLA STRUTTURA LA TARGA DI ECCELLENZA

 

Un importante momento di riflessione sulle enormi potenzialità culturali turistiche ed economiche dei siti castellani: a patto di curarne le fragilità e di fare sistema. Padernello eccellenza nazionale. 

Una festa, più ancora che una cerimonia formale: la Fondazione Castello di Padernello vede riconosciuto il lavoro di anni per il recupero rigenerativo della struttura, non un monumento isolato, ma motore di cultura ed economia nel territorio. Gli interventi del Presidente e del direttore dei restauri Sandro Guerrini mettono l'accento su quanto ancora resta da fare, soprattutto per il recupero del borgo: Padernello organismo pulsante dell'animazione culturale come sistema. La tavola rotonda si anima con la relazione della Prof.ssa Giusi Villari, autorità della scienza castellologica, un sentito e a tratti commovente contributo di riflessione sulla necessità sociale, prima ancora che storica ed economica, di conoscere a fondo il patrimonio delle architetture difensive. Perchè mai più si ripeta il dramma di Finale Emilia, simbolo del sisma 2012 con la sua torre spezzata. Lo storico dell'architettura Emilio Lusso ( comitato scientifico dell'Ist. Italiano dei Castelli) sottolinea come il "caso" Padernello possa e debba divenire paradigmatico perchè rocche e castelli ( categoria anche troppo vasta, dai confini sfumati ) divengano  impulso al modello di sviluppo con protagonista il Sistema Cultura, non più il singolo bene culturale isolato. Un approccio a forte rilevanza sociale, conclude Patrizia Cappelletti della Cattolica di Milano, il radicamento nel territorio è radice dei legami sociali da cui l'approccio sistemico all'animazione culturale non ha sviluppi.