Rivalta: La corte quattrocentesca con vista sul torrione Nord Occidentale ( immagini: Courtesy by Eliana Lombardi) |
Inevitabile: quando la millefoglie della storia si stratifica nelle mani della stessa famiglia per secoli ( in questo caso quasi otto!), il sapore che sprigiona è roba d'alto palato.
A proposito: il Conte Orazio Zanardi Landi, discendente dell'Obizzo Landi che ricevette il complesso dai Rivalta, con tratto di affabilità davvero principesca ci conduce attraverso arredi e collezioni. Si percepisce il giustificato orgoglio con cui ci mostra le fantastiche porcellane settecentesche, più volte sulla tavola durante i pranzi con gli amici Windsor ( proprio loro, Anna, Filippo, etc. ),
In un crescendo entusiasmante, si gode la visita agli ambienti scintillanti dei 500eschi affreschi che sciorinano i fasti d'una Casata ( dimenticavo l'altro pezzo di cognomi, Scotti Anguissola Douglas ) imparentata con il meglio della nobiltà terriera e - soprattutto - mercantile marinara, nella non lontana Genova. Con cui i Landi, freschi titolari di un piccolo stato indipendente a cavallo tra Piacenza e il mare, sviluppavano business e guerre a difesa degli affari.
Prezioso camino in arenaria: la sala d'onore reca sul fregio in alto gli stemmi delle famiglie imparentate (foto: E.L.) |
Contro i Turchi, a Lepanto, tanto per dire: nella collezione di cimeli troneggiano due bandiere che garrivano nel 1571 a Lepanto, issate su due galere genovesi ma - curiosamente - sotto il segno di San Marco: la Serenissima era il general contractor.
Accuratissima, ben curata la collezione delle divise militari, ma il crescendo di meraviglie vede alla piazza d'onore la collezione dei giochi d'epoca, con teatrini meccanici ed antenati del flipper; e sul podio più alto, assolutamente, la più sensazionale sequenza di vedute ottiche settecentesche delle città lungo il Gran Tour.
Un esempio delle Vedute Ottiche 700esche al Castelo di Rivalta: versione notturna ( foto: E.Lombardi) |
Nella sala dove sotto i nostri occhi si dipana tutto il Grand Tour, da Parigi a Roma, attraverso queste commoventi incisioni dell'epoca di Goethe, l'incantesimo assoluto scatta quando il Conte Orazio gira l'interruttore. In un istante si viene proiettati nella magica notte retroilluminata di queste piccole immense prospettive, di gusto magnificamente affine all'Encyclopèdie nella versione giorno, di pura magia senza tempo nella versione by night.
La salita allo spettacolare torricino, culmine del torrione Nordovest, è pura emozione anch'essa: ma questa è un 'altra storia, ha a che fare con gli umori, i tremolii delle luci velate di vapori che salgono dalla campagna appena ondulata, presto incassata lungo le balze della Val Trebbia, verso il Monte Penice in alto, e giù, verso l'azzurra incoscienza del Mar Ligure.
Il Trebbia lambisce il Castello verso Est ( Immagini: courtesy by Eliana Lombardi ) |